Cronaca

Processo Nuovo Clan Partenio, il Pm Rossi: “O si piegavano ai Galdieri o potevano andare a pascolare le pecore”

Il pm dell'antimafia, al termine della requisitoria durata più di 5 ore, ha chiesto - complessivamente - 387 anni di reclusione per i 21 imputati

Foto Avellino Today

Continua il processo che vede imputati gli affiliati al Nuovo Clan Partenio; accusati, a vario titolo, di associazione di stampo camorristico, tentata estorsione, usura e turbata libertà degli incanti. Nella giornata di oggi, all'interno dell'Aula di Assise del Tribunale di Avellino - dinanzi al giudice dott. Gian Piero Scarlato, con i giudici a latere dott. Giulio Argenio e dott. Lorenzo Corona -  si è svolta la requisitoria del Pm Antimafia dott.ssa Simona Rossi. Il pm dell'antimafia, dopo aver ripercorso cinque anni di indagine e tutti i principali episodi delittuosi contenuti nelle oltre trecento pagine di ordinanza, a distanza di due anni e mezzo dalle misure cautelari, al termine della requisitoria durata più di 5 ore, ha chiesto - complessivamente - 387 anni di reclusione per i 21 imputati. 

Questa organizzazione denominata Nuovo Clan Partenio, nata dalle ceneri del clan Genovese, ha fagocitato i vecchi esponenti della criminalità organizzata irpina. Un’indagine lunga e complessa che ha portato alla luce una serie di episodi cardine in cui si evince in maniera evidente le modalità con cui il clan raggiungeva i suoi obiettivi. Un'indagine proseguita fino alla fine del 2019 che ha dimostrato la presenza di un’organizzazione piramidale ben precisa. Il Pm Rossi ha voluto porre l’attenzione sulle affermazioni di Nigro Ernesto, che fornisce una descrizione precisa delle caratteristiche fisiche di Pasquale Galdieri. Contenuti che consentono di riconoscere pienamente l’imputato di Pasquale Galdieri. Descrizioni che, grazie ad alcuni particolari elementi, come il possesso di un cappello da cowboy, hanno fornito un contributo fondamentale per riconoscere Pasquale Galdieri. Ma non solo. Si può fare riferimento anche alle dichiarazioni di Carlo Dello Russo. Come, ad esempio, l’aver perso la patente di guida all’interno di una vettura da parte di Nigro Ernesto. Gli imputati si sono prodigati per avvicinare gli esponenti della criminalità locale avellinese, al fine di chiarire che l’egemonia criminale - ormai - era il Nuovo Clan Partenio e, se loro non si fossero piegati al Nuovo Clan Partenio non avrebbero più potuto espletare l’attività criminale in quel territorio e avrebbero dovuto “andare a pascolare le pecore”.

Dalle attività d’intercettazione emerge che Dello Russo non avrebbe voluto piegarsi alla volontà di Pasquale Galdieri e, questo, ha provocato la reazione violenta del clan, che ha aperto il fuoco nei confronti dell’auto dell’imputato. Nel corso di un incontro, lo stesso Ernesto Nigro dovette giustificare a Carlo Dello Russo i motivi di un ammanco economico, dovuto a un malinteso. Per questi motivi Ernesto Nigro giunge a cospetto di Galdieri Pasquale. Questi sono elementi importantissimi, fondamentali per comprendere i rapporti personali che intercorrevano tra gli imputati. In un’altra intercettazione si riscontra in maniera lampante che il capoclan avesse dettato regole precise per quanto concerne le conversazioni telefoniche. Dall’attività d’indagine è emersa la volontà di estendere la propria egemonia criminale anche in alta Irpinia. Ernesto Nigro viene incaricato di trovare i cantieri edili aperti sul territorio e instaurare il dominio criminale del Nuovo Clan Partenio mediante il reato di estorsione.

Queste condotte criminali furono regolarmente realizzate da Ernesto Nigro. Elementi ineccepibili che sono emersi in maniera lampante dalle indagini. Ormai, al vertice del clan, c’era Pasquale Galdieri. Sempre nel corso dell’intercettazione, emerge più volte la presenza di Carmine Valente e, a confermarlo, sono gli stessi pregiudicati presenti sul territorio di Avellino. Nel corso delle intercettazioni avvenute tra il 2018 e il 2019 si evince il legame tra Carmine Valente e Pasquale Galdieri.

Da quanto emerse dal colloquio avvenuto nel carcere di Parma tra Amedeo Genovese e l’altro figlio Francesco, l’ex boss costretto al 41 bis, molto preoccupato, raccomanda il figlio di sedare immediatamente la sete di vendetta del fratello esortandolo a togliersi di mezzo e a non accettare nessun appuntamento fissato dai Galdieri. Il dialogo tra i due si conclude con Amedeo che rinvierebbe la vendetta a tempi migliori “bisogna apparare, non abbiamo la forza per vendicarci ora” riconoscendo in tal modo la fine del dominio dei Genovese sul clan Partenio, e con il figlio Francesco che attribuirebbe la colpa di quanto accaduto proprio a Damiano, reo di aver fatto crescere, negli anni, il potere di Pasquale Galdieri e dei suoi fedelissimi. Per quanto riguarda l’imputato Luigi De Simone, quest’ultimo è il primo soggetto reclutato dal Nigro. De Simone è entusiasta e disponibile a collaborare riuscendo anche a recuperare il nome di alcune ditte poi finite al centro dell’inchiesta. Ernesto Nigro, ritenendosi “meritevole”, disse a Carlo Dello Russo di dover ricevere il riconoscimento in denaro che Pasquale Galdieri gli aveva promesso.

È evidente che, rivolgendosi agli esponenti del clan, era più facile, più rapido, risolvere qualsiasi tipo di problematica. Queste sono le motivazioni per cui privati cittadini si rivolgono al clan. Con Dello Russo, nello specifico, le persone si rivolgono poiché, essendo un soggetto violento, era più semplice risolvere i problemi; anche rispetto alle consuete pratiche legali. Il Pubblico Ministero dell’antimafia, dott.ssa Simona Rossi, non ha dubbi: i rapporti tra le figure apicali e l’attività criminale del clan sono indiscutibili e sono emerse nel corso dell’intera indagine. Contestualmente, poi, il Pm ha dichiarato di voler chiedere l'assoluzione per il reato di usura per Diego Bocciero e Giuseppe Durante. L'ultimo segmento di requisitoria del Pm Rossi, ovviamente, ha riguardato l'altro procedimento, quello relativo alle aste. Nello specifico, la dott.ssa Rossi ha parlato dell’acquisto all’asta del ristorante “ò Pagliarone”. Nella fattispecie, per i quattro indagati, Costantino Giordano, Renato Freda, Nicola Galdieri e Armando Aprile, allo stato attuale delle indagini, vengono contestati i reati di turbativa d’asta, estorsione aggravata e agevolazione dell’associazione a delinquere. Il primo cittadino di Monteforte, nella fattispecie, è accusato di aver chiesto l’ausilio del boss del Nuovo Clan Partenio Nicola Galdieri per consentire che l’asta fosse aggiudicata dalla Monteforte Srls. Il Pm ha approfondito alcune delle intercettazioni di Livia Forte e il suo rapporto con i fratelli Nicola e Pasquale Galdieri, precisando di aver accettato un accordo per paura, ma di aver vissuto malvolentieri di dover sottostare al volere dei Galdieri. Una serie di episodi cardine in cui si evince in maniera evidente le modalità con cui il clan raggiungeva i suoi obiettivi.

Al termine della requisitoria, il Pm ha avanzato le seguenti richieste di pena:

Pasquale Galdieri, chiesti anni 30, 

Nicola Galdieri, chiesti anni 27,

Carlo Dello Russo, chiesti anni 30, 

Ernesto Nigro, chiesti anni 20, 

Diego Bocciero, chiesti anni 24, 

Luigi De Simone, chiesti anni 18, 

Angelo Genito, chiesti anni 22, 

Antonio Matarazzo, chiesti anni 20,

Giuseppe Moscariello, chiesti anni 17, 

Ludovico Nittolo, chiesti anni 19, 

Mario Rosania, chiesti anni 18,

Antonio Taccone, chiesti anni 20 

Carmine Valente, chiesti anni 26,

Giuseppe Giovanni Volpe, chiesti anni 10,

Renato Freda, chiesti anni 17,

Giuliana Brogna, chiesti anni 6, 

Giuseppina Nigro, chiesti anni 18,

Martino De Fazio, chiesti anni 9,

Franco Ambrosone, chiesti anni 9,

Giuseppe Durante, chiesti anni 22,

Sabino Mariano, chiesti anni 5. 

La prossima udienza avrà luogo il 22 maggio, quando inizierà la discussione degli avvocati. 

Processo al Nuovo Clan Partenio, il filone dell'estorsione e dell'usura

Questo filone processuale è relativo all’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli sul clan Partenio che vede alla sbarra i fratelli Pasquale e Nicola Galdieri, ritenuti a capo dell’organizzazione malavitosa irpina, insieme ad altre persone. Nelle oltre mille pagine di ordinanza cautelare è evidenziato lo spessore criminale del clan diretto dai fratelli Galdieri che si occupavano di usura ed estorsioni. Per gli inquirenti, infatti, il gruppo criminale è nato dalle ceneri del vecchio clan Partenio che a fine anni ’90 ha insanguinato la provincia di Avellino. Un’organizzazione che faceva capo ai Genovese e che gestiva un grosso traffico di cocaina.


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