Sapore d'Irpinia

Destinazione Irpinia, 'Zembalo' la chiave di un modello turistico vincente

Non un semplice B&b, Raffaele Pietropaolo, a Gesualdo, ha creato un progetto che rende il visitatore protagonista di un viaggio emozionale alla scoperta della storia, dei paesaggi e dell'enogastronomia irpina

In mancanza di un concreto interesse istituzionale che mette in rete il pubblico con il privato è l’intraprendenza del singolo a studiare un modello essenziale per il rilancio delle attività economiche, sociali e culturali delle aree interne. Accade così che i lucidi sogni di imprenditori intraprendenti diventano un progetto turistico in grado di riabilitare il tessuto produttivo che gli gravita intorno. È quello che è successo a Gesualdo, grazie al progetto di Raffaele Pietropaolo che nel paese del principe dei Musici ha messo in piedi una struttura ricettiva organizzata e inclusiva di nome Zembalo. Una solida realtà che da 6 anni preme sull'interscambio di imprenditori, artisti e agricoltori locali. Al centro di tutto il valore aggregativo, identitario e commerciale che ruota intorno al cibo, all'artigianato e alla storia. Il punto di partenza è senz'altro la figura di Carlo Gesualdo, vessillo del comune, di cui Pietropaolo ha colto l'appeal sul mondo della cultura e ne ha studiato un pacchetto intrigante per portare il forestiero in un paese affascinante, ma a rischio isolamento. Il cuore antico e la storia di Gesualdo diventano quindi la chiave di un modello turistico che anche in tempo di pandemia, questa estate, ha incuriosito una miriade di visitatori attratti da arte, leggende, musica e ovviamente gusto.

"L'azione parte dalla storia di Carlo Gesualdo che ha un grande potere evocativo sul turismo internazionale, a questo si agganciano una serie di iniziative legate all'identità della nostra terra - esordisce Raffaele. Quando sono tornato in Irpinia ho forse guardato il mondo che mi circondava con occhi diversi, ho ascoltato i miei interlocutori, ho fatto mie le prospettive differenziate e mi sono reso conto del tesoro inutilizzato del quale abbiamo il compito e il dovere di valorizzare".

Zembalo nasce nel 2014 quando Raffaele lascia un lavoro che arrichiva le tasche e poco l'anima. Di ritorno a Gesualdo dalle piattaforme petrolifere, quasi come una folgorazione il contatto con la natura e le sue radici gli hanno messo dinanzi un sogno che forse era sempre stato presente in un angolo nascosto del suo cuore, ma faticava a emergere in una realtà frettolosa e superficiale. L'Irpinia gli ha mostrato la felicità di godere delle piccole cose, una calamita naturale che gli ha impedito di tornare alla sua professione e che ha scelto di mostrare a tutti coloro che gli fanno visita. 

"All'inizio mi hanno scambiato per un folle - racconta - Lasciare un lavoro sicuro per dare vita ad un progetto turistico qui a Gesualdo non è cosa comune, sicuramente non redditizia. Eppure io avevo le idee chiare, avevo capito che la figura di Carlo Gesualdo unita alle eccellenze enogastronomiche, oltre a essere una rilevante risorsa economica, rappresentava e rappresenta una straordinaria occasione per valorizzare il potenziale del territorio sotto il profilo paesaggistico, storico e turistico. Da qui è iniziata la mia scommessa che si è poi evoluta in una serie di attività pensate su misura per il visitatore".

Arte, cibo, natura elementi fondamentali di un viaggio attorno ai quali Pietropaolo crea suggestivi itinerari emozionali che spingono i turisti a venire in Irpinia e a tornarci l'anno successivo. 

"Zembalo è su Booking e chiunque può prenotare online i giorni che desidera pernottare, ma il mio non è un semplice b&b è un luogo di incontro e confronto - chiosa - Succede così che chi prenota una notte, poi si ferma per una settimana. Per me l'accoglienza non si stoppa al check-in e al check-out, io offro una serie di servizi che ti permettono di scoprire la parte più vera dell'Irpinia e di esserne protagonista". 

Chi soggiorna allo Zembalo si interfaccia con la realtà locale: dalla visita in cantina, al corso di cucina fino all'escursione di trekking, lo yoga e i picnic in vigna. Denominatore comune: verità e benessere. 

"In questi anni ho innescato una serie di rapporti con le persone. Non parlo solo dei miei compaesani, o degli imprenditori locali, ma anche di chi viene a visitare l'Irpinia. Ciò che a noi può sembrare una banalità per loro è importante. Ad esempio gli americani amano interagire con lo chef, non vogliono solo sedersi a tavola e mangiare, ma vogliono accendere il barbecue, mettere le mani in pasta e conoscere quello che c'è dietro un piatto. Nascono così le visite nei caseifici, nei pastifici, negli oleifici e i corsi di cucina. Per gli stranieri diventa esperienza anche acquistare il formaggio direttamente dalle mani di chi lo produce". 

Pietropaolo ha compreso che nel turismo va individuato un target di mercato e rivolgersi ad esso con le proposte giuste disegnate sugli interessi e desideri della clientela. Non un turismo di massa, anonimo e impersonale al quale si è rivolta l'Irpinia degli anni 80/90,ma un turismo esigente per chi vuole vivere un soggiorno singolare e non standardizzato. Un dato che tuttavia ancora oggi si scontra con l'inadeguatezza dell'offerta. 

"La ricettività, da sola, non basta più per creare un pacchetto turistico. L'americano, o l'inglese, ma anche il winelover italiano che sceglie l'Irpinia è un cliente che vuole immergersi nella realtà che lo circonda, vuole fondersi con essa, ma allo stesso tempo vuole dei comfort. Non parlo di lusso, ma di infrastrutture, mezzi di comunicazione e di organizzazione. Mancano taxi, guide turistiche, treni e persino qualche info-point per dare semplici informazioni. Io mi sostituisco a tutto questo: faccio da guida, da autista e creo soluzioni personalizzate per i miei ospiti affinché si sentano protagonisti, ma mi rendo conto che il turismo in Irpinia è una parola ancora troppo fragile". 

Il b&b di Raffaele nel mese di agosto ha registrato il tutto esaurito, nonostante di stranieri quest'anno se ne sono visti pochi a causa del Covid-19. L'obiettivo adesso è lavorare per costruire una sinergia ancora più proficua con gli altri imprenditori e prolungare la stagione turistica ai mesi più freddi. 

"Bisogna investire - conclude Raffaele - il potenziale c'è, la qualità pure, ma dobbiamo essere più accoglienti. Le cantine non possono più ricevere in cucina e anche i ristoranti devono ripensare alla proposta. Servono più contenuti, non basta il cibo. Dal pubblico sicuramente ci servirebbe una politica più incisiva, ma per il momento cogliamo l'opportunità che ci è stata data col bonus 110% per la ricostruzione degli edifici. Invito tutti a rendere più accoglienti i propri immobili, anche una salumeria, o una macelleria deve essere a prova di turismo". 


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